Uso eccessivo degli avverbi

Gli avverbi forniscono informazioni supplementari utili al contesto (avverbi di modo, di tempo, di quantità), collegano gli enunciati tra loro (avverbi connettivi) e chiariscono la posizione dell'autore rispetto a quanto scritto (avverbi valutativi). Proprio in virtù delle loro molteplici funzioni, esiste la tendenza a usarli anche quando non sarebbe necessario. L'uso eccessivo degli avverbi nuoce innanzitutto alla leggibilità del testo, perché costringe il lettore a elaborare una serie di elementi il cui contributo semantico è pressoché nullo. Espressioni come absolutely vital, completely different, incredibly crucial, basically identical, very unique, totally asymptomatic e simili possono benissimo fare a meno dell'avverbio, che in questo caso è un semplice riempitivo. Vital, different, crucial, identical, unique e asymptomatic sono concetti assoluti, non graduabili, che non hanno bisogno di vocaboli stampella per essere compresi. Lo stesso discorso vale per quegli avverbi che si limitano a riecheggiare il significato del verbo a cui si accompagnano. È il caso, ad esempio, di escalate rapidly, reiterate again, estimate approximately: tutte espressioni in cui l'avverbio ripete un concetto già racchiuso nel predicato (escalate significa aumentare rapidamente; reiterate, dire di nuovo; estimate, valutare approssimativamente). Esiste una particolare categoria di avverbi - gli avverbi attenuatori - il cui uso eccessivo non solo rende il testo meno leggibile, ma anche meno autorevole. Mitigare la portata di alcune asserzioni è essenziale per evitare che vengano bollate come un insieme di speculazioni poco scientifiche. Avverbi come fairly, rather, quite, somewhat, possibly e probably sono in tal senso utilissimi; tuttavia, quando la loro presenza sembra tradire un tic linguistico più che una scelta autoriale, potrebbe ingenerarsi il sospetto che chi scrive non abbia ben chiara la portata dei propri risultati e sia incerto sull’effettiva rilevanza che rivestono per il settore. All'estremo opposto dello spettro ci sono gli avverbi intensificatori, il cui compito è di rafforzare il significato di un dato vocabolo. A volte, tuttavia, gli intensificatori possono comportarsi involontariamente da attenuatori. Si prenda l’espressione highly innovative, per esempio riferita a un nuovo approccio. L’aggettivo innovative descrive un concetto binario: un approccio è innovativo o non lo è. L’avverbio highly trasforma una caratteristica assoluta in uno spettro di possibilità (slightly innovative? fairly innovative? extremely innovative? outstandingly innovative?) diminuendone così l’intensità. Anche gli avverbi valutativi, che esprimono il punto di vista dell’autore, vanno usati con oculatezza. L’uso di tali avverbi in un testo accademico è una questione dibattuta. Se da un lato aiutano a contestualizzare l’informazione, dall’altro suggeriscono al lettore – e quasi gli impongono – la chiave con cui interpretarla. L’enunciato introdotto da un avverbio valutativo (obviously, undoubtedly, certainly) non è più da considerarsi un’asserzione ma quasi un fatto, su cui lo scrivente esprime un giudizio che si aspetta sia condiviso dal lettore, in totale inosservanza dei principi di oggettività e spersonalizzazione. Autorevoli scrittori come Mark Twain, Stephen King, Steven Pinker e Strunk e White hanno espresso posizioni nette sugli avverbi, consigliandone un uso parco al limite dell’esagerazione. Ciò non va tuttavia preso alla lettera. Gli avverbi, insieme a sostantivi, aggettivi e verbi, sono una delle quattro principali classi del discorso, ciascuna con un ruolo ben preciso. Evitare aprioristicamente di usare una di esse significa consegnare al lettore un testo da cui vengono omesse alcune informazioni, e dunque monco. Come con tutte le altre parti di un testo, la presenza degli avverbi è giustificata tutte le volte che aggiungono particolari utili all’elemento che modificano. Riferimenti: Hyland, K., Guinda, C. S., Stance and Voice in Written Academic Genres, AIAA, 2012 Pinker, S., The Sense of Style: The Thinking Person's Guide to Writing in the 21st Century, Penguin Group, London, 2015 Zinsser, W., On Writing Well: The Classic Guide to Writing Nonfiction, Harper Perennial, New York, 2016