Avverbi che modificano intere frasi

Talvolta gli avverbi agiscono come modificatori dell’intera frase anziché del solo predicato. Si confrontino i due esempi seguenti:
1. The procedure was as follows. Briefly, cells were added to fibronectin-coated plates and incubated for 1 hr at 37 °C. The non-adherent cells were then removed and the remaining monocytes were cultured in RPMI 1640 with 200 ng/ml GM-CSF. 2. The procedure was as follows. Cells were briefly added to fibronectin-coated plates and incubated for 1 hr at 37 °C. The non-adherent cells were then removed and the remaining monocytes were cultured in RPMI 1640 with 200 ng/ml GM-CSF.
Il significato lessicale dell’avverbio briefly è identico in entrambi i casi (brevemente). Nel primo esempio, però, l’avverbio non si riferisce a un unico elemento bensì all’enunciazione, anticipando che il procedimento verrà riassunto in modo breve. Nel secondo esempio, l’avverbio modifica esclusivamente il predicato (were added): qualifica soltanto la durata del processo di adesione. In linguistica si parla rispettivamente di avverbi frasali e avverbi di predicato. Gli avverbi frasali non connotano l’azione in sé ma chiariscono l’atteggiamento dell’autore rispetto all’informazione data e a tal proposito possono essere considerati elementi valutativi. Avverbi dal forte contenuto valutativo sono apparently, briefly, certainly, clearly, fortunately, frankly, hopefully, hypothetically, interestingly, obviously, seemingly, seriously, surely, surprisingly, undoubtedly, unfortunately e vari altri. Alcuni indicano il grado di certezza attribuito all’informazione (apparently, certainly, clearly, hypothetically, obviously, seemingly, surely, undoubtedly); altri esprimono un’opinione (fortunately, hopefully, ideally, interestingly, surprisingly, unfortunately); altri ancora commentano lo stile dell’enunciato (briefly, frankly, seriously). L’uso degli avverbi valutativi nella scrittura accademica è una questione dibattuta. Se da un lato aiutano a contestualizzare l’informazione, dall’altro suggeriscono al lettore – e quasi gli impongono – la chiave valutativa con cui interpretarla: un’evidente inosservanza del principio di spersonalizzazione. L’enunciato introdotto da un avverbio frasale non è più da considerarsi un’asserzione ma quasi un fatto, su cui lo scrivente esprime una valutazione che si aspetta sia condivisa dal lettore. Un altro rischio è quello di usarli come pleonasmi (riempitivi), creando ridondanza. In certa misura, l’opportunità per l’autore di palesare la propria presenza è una scelta soggettiva, a patto che risponda a una precisa esigenza stilistica:
1. Correctly, Maghazachi states that rhodamine can be toxic to cells. 2. Unexpectedly, our results show that deleting S100a9 in hSOD1 G93A ALS mice had no impact on mouse survival. 3. Fortunately, the patient had no adverse neurological events and was discharged 10 days after treatment.
In un testo argomentativo di ambito scientifico è rilevante indicare la posizione dell’autore rispetto agli studi precedenti e dichiarare se un determinato risultato era previsto o se è stato ottenuto in modo inaspettato. In quest’ottica, gli avverbi negli esempi 1 e 2 svolgono una funzione ben precisa nel contesto della frase. Nell’esempio 3, il lettore non ha bisogno che gli venga detto che l’assenza di complicanze è una circostanza positiva: l’avverbio non aggiunge nulla di utile e può pertanto essere omesso. Riferimenti Andorno Cecilia, La grammatica italiana, Mondadori, Milano, 2003 Biber, Johansson, Leech, Conrad, Finegan, Longman Grammar of Spoken and Written English, Longman, London, 1999 Huddleston R., Pullum G., The Cambridge Grammar of the English Language, CUP, Cambridge, 2017