Le espressioni cautelative

Un articolo scientifico ha come scopo la trasmissione di dati e informazioni a supporto di una teoria. Il suo contenuto, pertanto, risulta tanto più convincente quanto più lo stile è autorevole e incisivo: difficilmente il lettore tenderà a prestar fede a un testo scritto con tono esitante o zeppo di espressioni dubitative. Parallelamente alla necessità di adottare uno stile da cui traspaia almeno che l’autore padroneggia la materia trattata, che parla cioè con cognizione di causa, esiste l’obbligo di mitigare l’assertività di alcuni enunciati. Questo scopo viene raggiunto impiegando varie strategie lessicali, tra cui verbi introduttivi (it appears, this suggests), verbi modali (it would seem, it might be said), avverbi di frequenza (often, usually, sometimes) e avverbi di modo (probably, possibly). L’uso di un linguaggio prudenziale (in inglese, hedging) serve sostanzialmente a tre scopi: rispettare le convenzioni della scrittura accademica, consentire all’autore di presentare con la necessaria cautela dati che necessitano di ulteriore validazione e separare i fatti dalle asserzioni. Nell’esprimere giudizi e valutazioni, nel prendere posizione in un dibattito o nel presentare dati e fatti nuovi, l’autore non può adottare uno stile perentorio: non solo per una questione di urbanità, di riconoscimento tra pari, ma perché così impongono le convenzioni del discorso accademico. La costruzione di un corpus di conoscenze è un’attività corale, che investe in egual modo l’autore e la comunità scientifica. Da un lato, l’autore attinge al patrimonio di sapere consolidato per costruire un supporto probatorio alle sue asserzioni; dall’altro, la comunità scientifica interviene come entità validatrice, la cui approvazione trasforma i dati in conoscenza condivisa. La categoricità chiude ogni spazio al dialogo, disconoscendo il ruolo di interlocutore attivo svolto dal lettore. Oltre che per ottemperanza al galateo del discorso scientifico, l’autore può effettivamente desiderare di esercitare cautela nel presentare dati basati su evidenze al limite della sufficienza, o ricavati da studi su campioni di dimensioni limitate oppure adottando tecniche non pienamente validate. In tutte queste circostanze, le strategie di attenuazione permettono all’autore di prendere le distanze, come scienziato, da quanto affermato, di qualificare il proprio convincimento in merito all’adeguatezza rappresentativa e conoscitiva di una data asserzione. Senza con ciò disconoscere i dati, chi scrive anticipa le possibili obiezioni del lettore e riconosce che la tenuta delle proprie conclusioni ha carattere transitorio, aperto all’approvazione o confutazione del pubblico dei pari. Infine, le tecniche di mitigazione aiutano a discernere ciò che si caratterizza come indubbio e fattuale e ciò che è puramente potenziale e inferenziale. Ricorrendo a tali tecniche, l’autore segnala che una determinata proposizione è frutto di un ragionamento e non costituisce conoscenza certa: si tratta, ancora una volta, di una strategia per sollecitare l’impegno del lettore, riconoscendogli la possibilità di individuare una linea di ragionamento alternativa. Riferimenti: Adams-Smith, D., “Medical discourse: aspects of author’s comment” in English for Specific Purposes, 3:25-36 Campbell, P., “The Personae of scientific discourse”, in Quarterly Journal of Speech, 61:391-405 Crismore, A., Farnsworth, R. “Metadiscourse in popular and professional science discourse” in W. Nash (ed.), The Writing Scholar: Studies in Academic Discourse, Newbury Park, Ca.: Sage, 1990 Hyland, K, “Writing without conviction? Hedging in scientific research articles” in Applied Linguistics 17 (4): 433-454 Prince, E., Frader, j., e Bosk, C., “On hedging in physician-physician discourse”, in R. D. Pietro (ed.), Linguistcs and the professions, Hillsdale, NJ: Ablex, 1982